A dieci anni dalla morte di don Giussani e dopo
l’immensa grazia dell’udienza con Papa Francesco il 7 marzo a Roma, noi amici
ri-generati dal carisma del don Gius ci siamo ritrovati a Rimini per gli
annuali Esercizi Spirituali.
Siamo stati ancora una volta esortati, come già
aveva autorevolmente e amorevolmente fatto Papa Francesco, a rimanere sempre
centrati in Cristo e nell’incontro con Lui risorto e presente ora.
Ma non è qui il caso di proporre i contenuti degli
Esercizi, che comunque saranno pubblicati, come sempre avviene, piuttosto sento
l’urgenza – per quel poco che posso – di descrivere quello che un gesto così ha
generato nel mio cuore, come in quello di molti altri amici.
La prima cosa che ti colpisce quando arrivi ai saloni
dove si tengono le meditazioni è il silenzio.
All’inizio di questa Quaresima, il nostro
Cardinale ci ha ricordato tre silenzi da coltivare durante la celebrazione
della S. Messa: all’inizio (22 febbraio), dopo l’omelia (1° marzo) e dopo la
comunione (8 marzo). Diceva tra l’altro: “Il
silenzio esteriore è assenza di parole scambiate, ma anche di azioni inutili.
[…]. Al silenzio esteriore deve accompagnarsi il silenzio interiore, cioè un
animo che si raccoglie, che si pacifica, che si orienta all’incontro con Dio e
con i fratelli […]”
Ecco: il tragitto verso i saloni colpisce per
l’intensità e per la pienezza del silenzio fatta da decine di migliaia di
persone che si muovono insieme, tutte prese – ciascuno dentro le sue debolezze
– dall’attesa certa di qualcosa di grande che sta per accadere.
E’ spettacolare camminare con gli altri sentendo
tutti i rumori esterni come se non ci fosse nessuno per strada. E’ un miracolo
che solo Cristo può generare.
Il secondo momento di grande bellezza è la musica.
Nel silenzio delle voci, mentre si entra e ci si
siede, gli occhi e le orecchie sono catturati dalle immagini di grandi pittori
e adalla musica di grandi compositori, che aiutano a disperdere i pensieri
inutili e concentrarsi su Colui che ci aspetta.
Non serve essere critici d’arte per apprezzarlo:
basta – come me – avere gli occhi e le orecchie.
Poi vengono i canti del meraviglioso coro, curati
nei minimi dettagli, e la preghiera della Liturgia delle Ore. E’ uno stupore
vedere come anche nei particolari che sembrano insignificanti tutti seguono le
indicazioni dei capicoro perché la preghiera che scaturisce da ciascuno si possa
fondere in un’unica, immensa domanda di tutti a Lui.
Dopo tutto questo arriva la “lezione”, che però
sempre è corredata da tante testimonianze, lette o dette, perché quello che noi
cerchiamo non sono discorsi, è una
Persona viva e presente, che ti fa vibrare il cuore attraverso quelli che Lui
ha già afferrato e che Gli sono testimoni.
E’ una bellezza, e una grande grazia, essere parte
di un gesto così, perché al di là di quello che sul momento la tua intelligenza
può capire, sei immerso in un popolo che è tutto teso allo stesso fine, alla
stessa Persona: a Gesù risorto che è lì per abbracciarti di nuovo con la Sua
misericordia infinita e farti ripartire ancora e di nuovo e sempre cambiato,
convertito.
Io pertecipo a questo gesto ormai da più di dieci
anni, ma quello che mi stupisce sempre è che se uno ci va come me domandando,
mendicando a Gesù una risposta, è sempre come se fosse la prima volta, è sempre
come se succedesse di nuovo quel primo incontro in cui Lui, che come dice il
Papa ci “primerea” sempre, era lì
paziente ad aspettarmi dopo una vita che avevo vissuto come se Lui non ci
fosse.
Grazie Gesù per questo miracolo, grazie don Gius
per questa grazia!
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